Addio timesheets: l’AI ridefinirà il pricing model dei grandi studi legali

Febbraio 7, 2025

L’avvento dell’intelligenza artificiale potrebbe comportare, già nel breve-medio termine, una profonda trasformazione del principale pricing model adottato dai colossi del settore legale: quello basato sulle ore lavorate dagli avvocati e che si traduce nell’aggiunta di un margine di profitto, più o meno considerevole, ai “costi orari di produzione” dell’assistenza legale (cioè quelli che lo studio sostiene per remunerare i propri professionisti e coprire le altre spese di struttura).

L’attuale modello, retto da una rigorosa compilazione dei timesheets da parte dei professionisti (che in questo modo consentono allo studio legale di tenere adeguatamente traccia di tutte le attività svolte per un determinato cliente, minuto per minuto) costituisce da decenni il fondamento del sistema dei ricavi degli studi internazionali.

Ma oggi, a fronte dell’efficienza e rapidità offerte dall’AI, questo modello rischia di diventare insostenibile, sia per i clienti sia per gli studi stessi.

PERCHÉ PER I CLIENTI POTREBBE NON FUNZIONARE PIÙ

L’AI sta automatizzando, già con discreto successo, molte attività che tradizionalmente richiedevano numerose ore di lavoro ed erano quindi ben retribuite a prescindere dal relativo valore intrinseco, come la traduzione di documenti giuridici molto estesi (statuti societari, contratti, verbali delle riunioni di organi societari, etc.) o l’attività di ricerca per la risoluzione di specifici quesiti.

I clienti, ben consapevoli dell’automatizzazione di questi processi e – più in generale – delle incredibili potenzialità di un’AI ben guidata e indirizzata, difficilmente saranno disposti all’esborso di parcelle elevate per remunerare attività che, con un sano aiuto della tecnologia, potrebbero essere svolte in pochi minuti. Già oggi, forse, in pochissimi sono ancora disposti a pagare migliaia di euro per una traduzione, un’attività ripetitiva o un task di scarso valore strategico.

Di questo passo, i clienti potranno presto pretendere che lo studio legale adotti sistemi di AI per essere più efficiente e rendere sostenibili (soprattutto) le consulenze su base continuativa. A costo di revocargli il mandato.

IL PUNTO DI VISTA DEI GRANDI STUDI LEGALI

Se, negli studi legali internazionali, per un verso emerge e si avverte una forte tendenza ad agevolare l’automatizzazione dei flussi di lavoro al fine di abbattere il tempo di evasione delle pratiche (aumentando in questo modo la c.d. profitability), per altro verso sembra sempre più evidente che il pricing model edificato sui timesheets potrebbe presto diventare sconveniente e, in alcuni casi, molto difficile da calibrare.

Un lavoro più “veloce”, anche se di qualità potenzialmente maggiore rispetto all’epoca ante-AI, produrrebbe minori introiti per lo studio legale. Bel problema, se si considera che un lavoro a portata di intelligenza artificiale – e che il cliente vorrà ricevere nottetempo – richiede comunque (ed anzi a maggior ragione) un’attenta revisione e non esonera l’avvocato da responsabilità professionale. Responsabilità che è un parametro fondamentale su cui si basa la parcella oraria dei professionisti, ma che, se nell’equazione entra l’AI, rischia di essere assunta quasi gratuitamente.

SI ADOTTERANNO NUOVI MODELLI DI PRICING?

Se il tempo non potrà essere adeguatamente valorizzato, è ragionevole attendersi uno spostamento (anzi, un ritorno) verso modelli di prezzo basati sul valore: fatturare non più in base alle ore trascorse in sala riunioni o davanti al monitor, ma al risultato generato per il cliente oppure secondo nuovi criteri o combinazioni di fattori (success fee, “pacchetti” mensili per attività standard/ordinarie, compensi basati sul valore intrinseco della consulenza, etc.).

Questa evoluzione, sebbene possa generare incertezze iniziali, appare ormai inevitabile.

GENERA IL TUO CONTRATTO CON LEXMATIC