Così come nessun altro contenuto del nostro sito, e soprattutto nessuno dei nostri contratti.
L’intelligenza artificiale c.d. generativa, che in linea di massima corrisponde ai sistemi in grado di individuare i pattern dei propri training data e reimpiegarli al fine di “creare” nuovi contenuti, risulta sempre più essenziale all’interno del nostro tessuto economico. Come noto, sono numerosissime le aree produttive che impiegano massicciamente questa tecnologia, che si sta rivelando straordinariamente efficace soprattutto per svolgere attività di carattere gestionale e in relazione al reperimento di informazioni all’interno di database.
Ma non tutti i settori sembrerebbero pienamente permeabili da questa espansione, ed uno in particolare parrebbe anzi essere intrinsecamente incompatibile con le modalità di funzionamento della nuova e dirompente tecnologia in commento. Si tratta del drafting, e in particolare della redazione di contratti.
Tra le sue tante doti, la generative A.I. porta infatti con sé un difetto significativo definito dai commentatori come “black box effect”: pur nella piena consapevolezza di quali siano i dati di input – e nella altrettanto piena visibilità dei risultati di output – nessuno conosce realmente il procedimento interno della macchina – nemmeno i suoi sviluppatori. E se le modalità con cui un certo sistema prende decisioni sono destinate a rimanere (almeno parzialmente) ignote, i risultati dell’impiego di tale sistema saranno sempre e comunque caratterizzati da un ineliminabile grado di imprevedibilità, difficilmente conciliabile con le esigenze di un avvocato.
Proprio per questo, abbiamo deciso di adottare un’intelligenza artificiale profondamente diversa da quella di tipo generativo e nota come “intelligenza aumentata”.